Si
è svolto lunedì 13 aprile 2015 a Roma, presso la sede della
Federazione nazionale della Stampa italiana-Fnsi , un corso di
formazione per i giornalisti che ha avuto come tema: “Ambiente,
Salute e Media: conoscere per comunicare”.
Il
corso, realizzato dalla Federazione nazionale della Stampa in
collaborazione con l’European Association on Consumere Information EACI e l’Associazione italiana medici per l’ambiente - ISDE
(International society of doctors for the environment), è stato
seguito con grande interesse da oltre cento addetti del settore della
comunicazione scritta, radiotelevisiva e digitale.
.... Il
dottor Burgio nel suo intervento su “Inquinamento e gravidanza”
ha evidenziato quanto ormai dimostrato da anni dalla letteratura
scientifica internazionale, ovvero che
proprio l’esposizione materno-fetale a sostanze inquinanti (capaci
per le loro composizioni e piccolissime dimensioni di superare le
barriere placentare ed ematocerebrale, la membrana cellulare e
nucleare e modificare così l’epigenoma) sia la causa di malattie
che si svilupperanno nell’infanzia e in età adulta: ben
documentata è infatti la stretta relazione con le malattie
neurologiche, dello spettro autistico, endocrinopatie - in
particolare il diabete di tipo II e l’obesità -, neoplasie,
allergie e celiachia.
Tra
i vari interventi particolarmente rilevante quello del dottor
Ernesto Burgio, prestigioso ricercatore, pediatra, presidente del
Comitato tecnico-scientifico di Isde-Italia e componente del
Comitato scientifico di Artac France (Association pour la Recherche
Thérapeutique Anti-Cancéreuse) e della rete degli scienziati
appartenenti all’Ensser (European Network of scientists for Social
and Environmental Responsibility).
Il
dottor Burgio nel suo intervento su “Inquinamento e gravidanza”
ha evidenziato quanto ormai dimostrato da anni dalla letteratura
scientifica internazionale, ovvero che
proprio l’esposizione materno-fetale a sostanze inquinanti (capaci
per le loro composizioni e piccolissime dimensioni di superare le
barriere placentare ed ematocerebrale, la membrana cellulare e
nucleare e modificare così l’epigenoma) sia la causa di malattie
che si svilupperanno nell’infanzia e in età adulta: ben
documentata è infatti la stretta relazione con le malattie
neurologiche, dello spettro autistico, endocrinopatie - in
particolare il diabete di tipo II e l’obesità -, neoplasie,
allergie e celiachia.
Il
dottor Burgio, indicando nella riduzione dell’esposizione a
sostanze inquinanti l’unica strategia di vera prevenzione e
reversibilità dei danni sull’epigenoma, ha auspicato una sempre
maggiore collaborazione con gli operatori dei mass-media per far
crescere conoscenza e consapevolezza tra i cittadini al fine di
orientare le politiche nazionali e locali verso una sempre maggiore
protezione dell’ambiente e della salute.
*
La
dottoressa Antonella Litta, referente dell’Associazione italiana
medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for
the Environment) ha trattato il tema: “Il caso arsenico: analisi
della comunicazione”.
Nella
sua relazione sono state ripercorse tutte le fasi che hanno cagionato
l’esposizione , di oltre un milione di cittadini residenti nelle
aree interessate in Italia da questa problematica ambientale e
sanitaria a valori di arsenico fuorilegge, che hanno raggiunto e
superato in molti casi anche i 50 microgrammi/litro, ovvero cinque
volte il limite di legge previsto per questa sostanza tossica e
cancerogena per la quale non esiste alcuna soglia di assoluta ed
accettabile certezza per esposizioni croniche tanto che
l’Organizzazione mondiale della Sanità raccomanda di porre in atto
interventi ed azioni per portare questo valore il più possibile
vicino allo zero.
Una
esposizione durata oltre un decennio ed inconsapevole per la maggior
parte della popolazione anche per l’assenza di una corretta e
diffusa informazione da parte proprio di quegli Enti ed Istituzioni
che avrebbero dovuto provvedervi secondo quanto previsto dal
Decreto Legislativo
31/2001.
I
periodi di deroga, come disposto sempre dal succitato Decreto
legislativo, avrebbero dovuto avere anche la durata più breve
possibile e comunque non superiore ai tre anni durante i quali si
sarebbero dovuti realizzare impianti capaci di ridurre ed eliminare
l’arsenico dalle acque e così risolvere
definitivamente ed efficacemente questo problema.
Nei
periodi di deroga, sempre secondo quanto previsto anche dalle
disposizione europee - ha ricordato la dottoressa Litta - alle donne
in gravidanza e ai bambini (per i noti effetti dell’arsenico anche
sullo sviluppo cerebrale - incremento di disturbi
neurocomportamentali e neoplasie -) si sarebbe dovuta assicurare
acqua con il minor quantitativo possibile di arsenico, sempre al di
sotto di 10 microgrammi/litro, meglio se a contenuto zero, e acqua
con le stesse caratteristiche avrebbero dovuto utilizzare le
industrie alimentari.
L’arsenico
è infatti classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul
cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e
posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in
particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e
della cute; una consistente documentazione scientifica lo correla
anche ai tumori del fegato e del colon. Sempre l’assunzione cronica
di questo elemento è indicata anche quale responsabile di patologie
cardiovascolari; neurologiche; diabete di tipo 2; lesioni cutanee;
disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie
ematologiche.
L’esposizione
ultradecennale e fuorilegge a questa sostanza, insieme alla mancanza
di una corretta e diffusa informazione, e insieme alla mancata
distribuzione di acqua idonea alle persone e alle industrie
alimentari, non è rimasta priva di conseguenze per la salute delle
popolazioni in termini di aumento di rischio per cause di morte e
malattie correlate all’esposizione all’arsenico, come purtroppo
certificato da diversi studi epidemiologici che non hanno fatto altro
che confermare quanto già evidenziato da decenni di studi e ricerche
internazionali - ha sottolineato la referente dell’Isde - citando
studi condotti sulla popolazione del Lazio e in particolare su
quella residente nella Provincia di Viterbo.
Lo
studio “Valutazione
Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla
contaminazione da Arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni
residenti nei comuni del Lazio”,
realizzato dal
Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del
Lazio; lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità “Arsenico
urinario speciato quale biomarcatore dell’esposizione alimentare
all’arsenico inorganico in popolazioni residenti in aree ricche di
arsenico nel Lazio”;
i risultati dello studio Sepias
- Sorveglianza
epidemiologica in aree interessate da inquinamento ambientale da
arsenico di origine naturale o antropica -
realizzato
dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio nazionale delle
ricerche; e il recentissimo studio “ Valutazione
Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla
contaminazione da Arsenico nelle acque potabili: studio di coorte
nella popolazione residente nella provincia di Viterbo, 1990-2010”
concluso nel 2014 e
realizzato sempre dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio
Sanitario Regionale del Lazio che ha dimostrato e di nuovo confermato
un gradiente di rischio
per cause di morte e malattie al crescere del livello di esposizione
all’arsenico nelle acque; in particolare quest’ultimo studio ha
evidenziato e riconfermato un eccesso di mortalità per il tumore del
polmone, le malattie del sistema circolatorio, le malattie
respiratorie e il diabete.
A
conclusione del suo intervento anche la dottoressa Litta si è unita
all’auspicio del dottor Burgio perché si realizzi una sempre
maggiore collaborazione ed alleanza tra il mondo scientifico e quello
dell’informazione a tutela della salute dell’intero pianeta, di
tutte le specie, della specie umana e in particolare a tutela della
salute dei bambini e delle generazioni future.
Associazione
italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of
Doctors for the Environment) di Viterbo
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