Non dovrebbe stare lì. Anche lo Iuav ora “sposta” l’aeroporto Canova: la tutela dell’ambiente e lo sviluppo commerciale dello scalo trevigiano sono due concetti incompatibili. La soluzione ideale? Trasferire i voli civili a Istrana e mandare in “pensione” l’aeroporto militare.
La questione, ieri, è stata al centro di un dibattito pubblico nato dalla presentazione del libro “Ripensando il paesaggio aeroportuale di Treviso, strategie progettuali per il futuro”. L’autrice è Laura Cipriani, docente dello Iuav, Istituto universitario di architettura di Venezia. Un’opera nata con gli studenti del corso di urbanistica e maturata in un anno di lezioni, per cercare di applicare le teorie e le ricerche sulla
salvaguardia del paesaggio a un caso concreto, quello dell’aeroporto di Treviso appunto, in questo caso. «Non proponiamo un progetto, ma un metodo di lavoro partecipato», sottolinea l’autrice. Un caso di studio, dunque, non un’opera “schierata”. Ciò non impedisce all’autrice, però, di essersi fatta un’idea ben precisa: «L’aeroporto di Treviso è dove non dovrebbe essere. Vanno prese delle decisioni. Potendo, andrebbe spostato. Se non si può, va messo in discussione e ripensato il progetto di investire ancora».
Per i “nemici” storici dell’aeroporto si tratta di una sponda accademica da cavalcare, se non proprio sfruttare. Romeo Scarpa, presidente di Italia Nostra Treviso, tira in ballo il “dominus” dell’aeroporto, Enrico Marchi, presidente della veneziana Save che a cascata controlla AerTre, la società di gestione del Canova: «Il concetto di aeroporto sostenibile, visto dove si trova, è una contraddizione in termini», dice Scarpa, «Non vogliamo fare gli estremisti, diciamo solo che bisognerebbe quantomeno accontentarsi di ciò che si ha. Marchi, invece, continua a inseguire piani di crescita ulteriori, parla di “punti di pareggio” da raggiungere. Se lui fa utili, però, se li intasca, non li distribuisce sul territorio. È un imprenditore, è giusto che faccia i suoi interessi, ma sappia che ci sono dei costi, che vanno trovati dei compromessi».
Per esempio? Riduzione del numero di voli? «Sì, non possiamo cedere al ricatto se Marchi dice: o aumenta il numero di voli o ce ne andiamo. Se decide di andarsene è una scelta sua, come di chi delocalizza per trovare costi minori. Noi cerchiamo ragionevolezza». E a livello di mitigazione dell’impatto ambientale? «Le linee di drenaggio delle acque dalle piste sono state rifatte nel 2011, è un passo avanti. Noi da tempo chiediamo anche un monitoraggio sull’inquinamento acustico. Solo un monitoraggio, oerò indipendente, che dica come stanno le cose».
Fonte: http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2014/12/14/news/lo-studio-dell-universita-boccia-l-aeroporto-canova-1.10496471
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