Quando si avvicinano le vacanze, tanti, programmando un viaggio, scelgono l'aereo come mezzo per arrivare a destinazione. Ma quanti sanno che i soli aerei commerciali, se messi tutti insieme, producono 600 milioni di tonnellate di CO2? Beh, è così. Pensateci se programmate una vacanza per Natale...
di Martino Danielli - 29 Novembre 2013
di Martino Danielli - 29 Novembre 2013
-Dove
vai di bello a Natale?- - Penso di andare a farmi una settimana in
Madagascar, altrimenti andrò in Svezia, che dicono sia bellissima-
Nella
nostra epoca dissennata e ormai priva di qualsiasi etica, oltre che del
normale buonsenso, le distanze sono state annullate. La globalizzazione e
la ricchezza dei popoli occidentali, uniti ad una smania di “vedere
posti”, hanno creato la frenesia del viaggio. Manca però in questo
preambolo il protagonista principale di quella che è ormai diventata una
“piega” sociale, l’AEREO.
Grazie a tale mezzo il nostro tempo
viene “ guadagnato” o “risparmiato”, e distanze insormontabili solo 40
anni fa sono diventate autentiche passeggiate.
-Embè??- direte voi, - che male c’è a farsi una vacanza in giro per il mondo?-
Di male ce n’è molto. Iniziamo con l’inquinamento, che è sicuramente il peggiore dei mali.
Gli aerei commerciali, ovvero quelli per usi civili, da soli producono la non trascurabile quantità di 600 milioni di tonnellate di CO2
che viene immessa direttamente all’interno della troposfera a quote che
si aggirano tra i 5000 e 10.000 metri di altitudine, producendo quindi
un danno maggiore e molto più difficile da riparare. Infatti i gas
nell’atmosfera terrestre, a quelle quote, rimangono per un tempo molto
lungo senza possibilità di essere riassorbiti ( per esempio dai nostri
amici alberi ), ed inoltre si ossidano nell’ozono troposferico
potenziando notevolmente l’effetto serra, il quale peraltro è aiutato a
piene mani dalle scie di condensazione, quelle ben visibili in tutti i
nostri cieli e che sono il risultato dei gas caldi che fuoriescono dai
motori e che lassù vengono a contatto con temperature ben al di sotto
dello zero. Queste nuvole di gas e vapore condensato intrappolano il
calore del sole e modificano la composizione chimica atmosferica a
livello locale.
Basti pensare che con qualche migliaio
di chilometri sulle nuvole si produce più anidride carbonica (CO2,
il principale gas serra) di dieci contadini del Bangladesh in un anno
di vita, considerati tutti i loro consumi. Così, secondo i calcoli di
Paul Wennberg del California Institute of Technology, il trasporto aereo
arriva a incidere per un 10% sul totale dell'effetto serra. Una
percentuale mostruosa, se pensiamo che miliardi di persone non hanno mai
nemmeno pensato di viaggiare su uno di questi mezzi e che centinaia di
milioni di persone hanno volato nei cieli del mondo solo poche volte
nell’arco della loro vita.
Gli aerei poi inquinano anche a terra,
producendo polveri sottili e gas di scarico che colpiscono pesantemente
le zone nelle vicinanze degli aeroporti, e aumentando in modo
spropositato l’inquinamento acustico, che nelle fasi di atterraggio e
decollo è particolarmente forte.
L'Intergovernmental Panel on
Climate Change (IPCC), organismo tecnico dell'ONU che si occupa di
effetto serra, dedicò nel 1999 il suo primo studio di settore proprio
all'impatto sul clima dell'aviazione civile. Scatenando le ire del
business aereo e petrolifero, il rapporto suggerì di “adottare politiche
di sostituzione con altri mezzi di trasporto” e “disincentivare l'uso
disinvolto del trasporto aereo con tasse o prelievi ambientali e con il
commercio dei diritti di emissione”.
Queste richieste caddero nel
vuoto, aggiungendosi anche alla beffa di un paio di anni prima, quando
l’inquinamento degli aerei non fu inserito all’interno del protocollo di
Kyoto. La comunità internazionale non si è infatti accordata su dove
allocare il rilascio di CO2 per i voli internazionali:
paese di partenza, paese di arrivo o paese che ha venduto il kerosene ?
Ma
il fatto eclatante è che il trasporto aereo gode di vantaggi economici
notevoli, che gli permettono di essere concorrenziale, in fatto di costi
per gli utenti, nei confronti di treni e autobus, per non parlare di
navigazione e persino auto private. Infatti non esistono tassazioni sul
carburante e gli stati si accollano le spese delle costosissime
infrastrutture di appoggio come gli aeroporti. L’esenzione dalle tasse,
che è equiparabile a sovvenzioni pubbliche, nella sola Europa toglie ai
contribuenti dai 25 ai 37 miliardi di euro l’anno (Fonte EEA). Poi vi
sono i travasi di denaro che molti stati attuano nei momenti di
difficoltà del settore e che spesso sono al limite dell’illegalità.
Basti pensare che, nel dicembre 2012, per quanto riguarda gli aeroporti
di Milano, ''la Commissione europea ha stabilito che l’aiuto di Stato
dell’importo pari a circa 360 milioni di euro concesso tra il
2002 e il 2010 da SEA, l’operatore pubblico che gestisce gli aeroporti
di Milano Malpensa e Milano Linate, alla sua controllata SEA Handling,
operatore dell’assistenza a terra in tali aeroporti, è incompatibile con
le norme UE in materia di aiuti di Stato (Fonte Commissione europea
rappresentanza in Italia).
E l’impatto di questo mezzo aumenta
notevolmente, sia a livello ambientale che economico, se si pensa che
moltissimi voli di corto-medio raggio viaggiano con pochissimi
passeggeri. Quindi, se un volo normale è più inquinante, a livello pro
capite, di una normale automobile che compie lo stesso tragitto (un B
737-400 da 150 passeggeri si beve intorno ai 2.500 litri di kerosene
ogni ora), con un volo con pochi passeggeri diventa più conveniente, in
termini ambientali, viaggiare su un camion!. A questo si aggiunga che la
gran parte dei voli in Europa vengono effettuati su tratte brevi, e
dato che moltissimo carburante viene bruciato durante le fasi
decollo-atterraggio ( fino al 25% ) , il viaggio di per sé non
ammortizza i consumi. Studi di settore mostrano che il 45 % dei voli in
Europa non superano i 500 chilometri, quando è dimostrato che un volo
per essere efficiente ed avere un risparmio effettivo deve essere di
almeno 4.300 chilometri. (Fonte Worldwatch institute)
Poi
bisogna sottolineare il fatto che questi mezzi hanno contribuito in
larga parte a diffondere la mentalità consumistica del “ tutto, ovunque
ed in qualsiasi momento”. L’aereo, infatti, è diventato un mezzo
importante nel commercio delle merci. Si possono trasportare prodotti da
un capo all’altro del pianeta nel giro di una manciata di ore; poco
importa se quella ciotola di ciliegie, che sta sulla tavola in bella
mostra a Dicembre, ha inquinato come un anno di vita di un contadino
indiano.
L’aereo ha poi contribuito in maniera determinante nello
snaturare il VIAGGIO, quello fatto di conoscenza interiore, di scambio
umano, di imprevisti e sorprese, di odori, sapori, costumi che cambiano
lentamente insieme al paesaggio e al clima, e che cambiano un po’ anche
te stesso. Il viaggio lento, che è di per se una grande esperienza di
vita e che ti pone di fronte all’umanità intera, anche quella che gli
aerei se li vede volare sulla testa, ma che è sempre rimasta nel suo
paesino, sulla sua terra, che una volta al mese scende in città per
questioni importanti, ma che in città non ci resiste più di 24 ore.
Questa umanità è ovunque nel mondo e l’aereo, e tutti i sui passeggeri,
la stanno lentamente distruggendo.
Per questo motivo, quando
deciderete di fare un viaggio o semplicemente una vacanza, non cercate
le mete lontane, ed invece cercate di utilizzare mezzi alternativi, come
il treno, l’autobus, l’autostop, la bici e perché no, i propri piedi o
quelli di qualche amico a quattro zampe. Ritroverete voi stessi e darete
respiro al mondo.
GreenSkies
www.chooseclimate.org
ICAO International Civil Aviation Organization
Intergovernmental Panel on Climate Change
Aviation Environment Federation (AEF)
Global Commons Institute main page
Fonte: http://www.ilcambiamento.it/inquinamenti/aereo_disastro.html
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